Muoversi nella gloria

Maura ci legge un spunto dal libro di meditazioni “50 giorni per una visione che rimane stabile” di Rick Joyner.
Per arrivare alla piena maturità in Cristo Gesù, ci sono dei passi progressivi, che vengono delineati diverse volte nelle scritture, eppure sembra che siano pochi i cristiani che le conoscono e meno ancora quelli che seguono il percorso a cui conducono; la mancanza di conoscenza di tali passi è con tutta probabilità, la causa principale delle sconfitte di coloro che non riescono a vivere una vita cristiana vittoriosa. La nostra meta è in primo luogo quella di vedere e capire quali siano questi passi per raggiungere la maturità mentre intraprendiamo l’ascesa della montagna del Signore, conquistando la nostra stessa volontà e tutti quei nemici il cui compito è quello di ostacolarci. Allo stesso tempo dobbiamo crescere nella visione, nella fede e nel potere che sono il diretto risultato della maturità in Cristo. Il primo passo verso il successo di qualunque viaggio che viene intrapreso, è capire dove si è diretti: qual’è la nostra destinazione in Cristo? In parole semplici la nostra destinazione è quella di ristabilire la nostra relazione intima con Dio, di diventare come Lui e di compiere le opere che Lui ha fatto. Un altro punto necessario per arrivare con successo alla nostra destinazione, è quello di sapere qual’è il nostro punto di partenza; questi due fattori dunque sono prioritari quando partiamo. La caduta dell’uomo fu il risultato di disubbidienza al comandamento del Signore da parte dei nostri primi progenitori, da quel momento la nostra disubbidienza rimase intessuta nella natura umana, se leggete i primi due capitoli della Bibbia e poi gli ultimi due, avrete la storia completa, tutto ciò che si trova tra questi capitoli tratta un unico soggetto essenziale: la redenzione; la meta della redenzione è quella di ristabilire l’uomo alla sua condizione originale prima della caduta, e questa condizione implicava il camminare con Dio, l’essere ubbidiente a Lui ed adempiere il suo mandato di governare sulla terra; del resto mediante le insondabili ricchezze della grazia di Dio, Egli ha anche stabilito che non solo avrebbe riportato l’uomo alla sua condizione originale prima della caduta, ma che lo avrebbe elevato fino a diventare una gloriosa nuova creazione; l’uomo di questa nuova creazione, non doveva semplicemente essere riportato alla condizione del primo Adamo, Dio camminava con Adamo nel giardino, ma l’uomo della nuova creazione ha Dio che vive dentro di sè! Dio ha fatto dell’uomo il suo tempio e adesso Egli vive di fatto in lui; tutto ciò è talmente glorioso che spesso è difficile da comprendere pienamente persino per coloro che hanno gustato il dono della salvezza. Il Signore ha creato l’uomo per suo gradimento e il diletto del Signore deriva proprio dall’avere comunione con gli uomini, Egli gradiva immensamente camminare nel giardino con Adamo, ammaestrandolo e ascoltandolo a sua volta, è stata proprio questa la perdita più tragica subita in seguito alla caduta: la relazione che l’uomo aveva con Dio. Lo scopo finale della redenzione è quello del recupero di questa relazione, è questo il motivo per cui la Bibbia è composta quasi completamente da storie che riguardano il modo in cui il Signore è entrato in relazione sia con gli uomini che con le donne in questo processo di redenzione. La ricerca suprema di ogni vita cristiana è quindi quella di avere un’amicizia intima con l Signore; se c’è un qualsiasi modo in cui poter misurare la vera maturità cristiana è proprio quello di verificare quanto siamo vicini a Dio; Mosè ebbe una delle relazioni più speciali che chiunque abbia mai avuto con Dio (Esodo 33), la scrittura però afferma che quanto abbiamo nel nuovo patto è migliore persino della relazione che Mosè aveva con il Signore (Seconda Lettera ai Corinzi).
Quindi vediamo che la gloria che ci è stata data nel nuovo patto, è talmente grande che ciò che Mosè aveva può a malapena reggere il confronto con essa, noi non solo ci incontriamo con Dio faccia a faccia, ma lo abbiamo dentro di noi, Egli non solo scende per incontrarsi con noi, ma dimora costantemente in noi; dal momento che Mosè si incontrava faccia a faccia con Dio il suo volto splendeva della gloria di Dio, ma poiché Dio dimora dentro di noi, tutta la nostra vita dovrebbe riflettere la Sua gloria, non solo la nostra pelle, ma in ogni cosa che facciamo; questa è la nostra chiamata: essere il Suo tempio, il luogo dove la Sua gloria si manifesta e la nostra ricerca è molto di più del semplice comprenderla perché richiede il metterla in atto, la nostra maturità si rifletterà tanto quanto la Sua gloria viene manifestata attraverso la nostra vita, tale realtà dovrebbe essere chiara ed evidente il lunedì mattina tanto quanto lo è la domenica mattina; dobbiamo sempre tenere presente che la nostra meta non è soltanto lo studio, ma il saperci muovere nella piena maturità della nostra chiamata.

Buon ascolto!

Pubblicato in Messaggio domenicale
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