Deserto e terra promessa (parte seconda)

Maura continua la riflessione tratta dal libro di “Rick Joyner “50 giorni per una visione che rimane stabile”.
La terra promessa che abbiamo in Cristo, non è solo ciò che erediteremo dopo la nostra morte, ma è anche la gloriosa nuova creazione che noi stessi diventiamo nella vita presente, d’altronde la nostra nascita non è il completamento della nostra esistenza, bensì ne è solo l’inizio; similmente quando nasciamo di nuovo non è che arriviamo al compimento della nostra chiamata, ma ci troviamo semplicemente all’inizio del nostro importantissimo viaggio, non c’è un modo di vivere che sia altrettanto emozionante, meraviglioso e pieno di soddisfazioni di una vita cristiana. Il Signore non ha chiamato il popolo d’Israele solo per farlo uscire dall’Egitto, ma per portarlo a ricevere la propria eredità; Israele, proprio come noi, aveva una terra promessa molto specifica, qual’è la terra promessa per i cristiani? Quella che siamo chiamati ad ereditare in questa vita, come abbiamo letto nella Lettera ai Corinzi “ora queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche“; la terra promessa d’Israele era una nazione relativamente piccola, ma si trovava proprio in mezzo alle nazioni emergenti della terra, doveva essere un posto dove il Signore veniva adorato e dove la gente viveva secondo i suoi precetti, il loro stile di vita doveva essere in netto contrasto con quello delle nazioni vicine, come dimostrazione di quanto le vie del Signore fossero più alte; coloro che obbedivano e servivano il Signore godevano di benefici straordinari quali guarigione, longevità, pace, gioia e prosperità; allo stesso modo il Signore non ci ha salvati con l’unico scopo di portarci in cielo, ma piuttosto affinché possiamo diventare una nazione santa sulla terra, la quale rende testimonianza della gloria e del potere del Signore e delle sue vie, vivendo in esse oggi stesso, è così che diventiamo una terra dove scorrono il latte e il miele che deve essere una benedizione in mezzo a questo mondo di tenebre e confusione. Il deserto che gli israeliti attraversarono era l’esatto opposto della terra che era stata loro promessa, eppure fu proprio in questo viaggio che impararono a confidare nella provvidenza del Signore ed a conoscere la giustizia delle sue vie, la stessa cosa vale per noi; la cosa più importante che impararono nel deserto fu quella di ricevere le istruzioni da Dio, fu così che costruirono per Lui una dimora in modo che potesse abitare di fatto in mezzo a loro: la presenza del Signore tra di loro era l’eredità più importante di tutte, infatti di tutte le benedizioni che abbiamo ottenuto mediante Cristo la più grande è proprio Gesù stesso, anche noi dobbiamo stimare la Sua presenza tra noi come il tesoro più grande! Il deserto è un posto difficile ma essenziale e può essere la posizione più importante per avere comunione con il Signore ed imparare a conoscerlo. Perché possa venirci affidata l’eredità completa, dobbiamo essere pienamente consapevoli del fatto che Egli è l’eredità più grande che potremmo mai avere, quindi la nostra meta principale dovrebbe essere sempre qualcosa di più del semplice prendere possesso delle promesse, dovrebbe essere quella di conoscere il Signore, di adorarlo e di servirlo in tutto ciò che facciamo.

Buon ascolto!

Pubblicato in Messaggio domenicale
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